Piccolo spazio e pubblicità: Simone Inzaghi è stato sicuramente l’allenatore giusto al posto giusto. Giovane ed ambizioso, ma adesso che la Lazio non sta passando il suo miglior momento, sotto la lente di ingrandimento c’è finito anche lui.

La macchina si è inceppata e le domande sono sorte in modo spontaneo, tra queste, una soprattutto e cioè se il suo tocco magico sia esaurito oppure no.

Non sono mai stata, o meglio, non sono mai corsa qui a fare la voce grossa ad ogni sconfitta, non ho mai invocato l’esonero, ma non sono mai stata nemmeno tra quelli del “meglio Inzaghi di Mourinho”. Sono rimasta sempre in sospeso quasi avessi paura di fare un passo in più. Dopotutto è l’equilibrio che si cerca disperatamente nella vita.

Oggi però, tutte le domande che avevo lasciato in standby, sono esplose nella mia testa. Dalla parte di Simone Inzaghi c’è sempre stato il merito di aver fatto tanto per uno che la Serie A l’ha masticata solo da calciatore e poco da allenatore. “A mozzichi e bocconi” non si può pretendere lo scudetto, si può pretendere una stabilità che il tecnico piacentino ha garantito, tra le prime cinque in classifica per due anni di seguito.

È stata la vera rivelazione laziale nella sua prima stagione, ma quante fisse Simo’!

Due a caso: modulo e le titolarità. Ora mi chiedo quanto questi elementi abbiano realmente influito.

PICCOLE GRANDI MANIE

Una piccola grande sua mania è sempre stata la difesa a 3, giudicata a volte troppo inconsistente, soprattutto davanti le “grandi”. Una fissazione sulla quale non ha mai sentito ragioni e forse, almeno ogni tanto, avrebbe dovuto essere meno integralista.

I cambi troppo tardi. Puntualmente Simone Inzaghi, usa i cambi a sua disposizione quando si è già imbarcata acqua, ovvero dal 70 esimo minuto in poi.

Un’altra cosa che si nota in Simone Inzaghi, è la mancanza di coraggio nell’adoperare forze nuove. Ad esempio Neto che è assai migliore di Marusic, poi, perché Marusic? Oppure quel tenere Badelj sotto chiave, tornando indietro nel tempo, dobbiamo ricordare anche la panchina di Luis Nani (chi lo contestava non solo non conosceva il suo curriculum, ma forse non conosce il cacio) ed il perpetuo Caicedo. L’esilio di Patric, Anderson “spaccapartite”, Alessandro Rossi a cui non è stato permesso di crescere ed ancora Marusic sempre titolare …. Caceres inutilizzato….Insomma, tante peculiarità che possono aver infastidito i calciatori, ma spesso anche noi tifosi.

IL BUONO CHE C’È

E questa è la lista dei “contro”, però non dobbiamo dimenticare mai ciò che ha fatto di buono. Sbattersi per la causa, le corse a bordo campo, la Supercoppa alzata al cielo, l’impresa allo Juventus Stadium, la Coppa Italia contro la Roma, insomma, il “morbo da big” non è stata sempre la costante. Lo è diventata.

Ma cosa logora un allenatore? Sicuramente la frustrazione di non aver ricevuto in dono il materiale per poter svolgere al meglio il suo lavoro. Le colpe dunque, non sono imputabili al tecnico piacentino, o meglio non tutte, ma alla dirigenza che quest’anno ha scelto di trasformare la sua risorsa nell’ “agnello sacrificale”. Cosa già vista con Stefano Pioli.

IL FRASARIO DI INZAGHI

Non è facile presentarsi in conferenza stampa dopo aver preso qualche schiaffo, soprattutto se gli schiaffi sono arrivati dal Genoa.

Come sopravvivere ai post gara? Inzaghi ha una sua “mini guida”, ovvero il frasario da recitare a memoria davanti ai cronisti. Simo’ cambia, troppo ripetitivo e se all’inizio ci faceva sorridere, noi tifosi siamo un pubblico complicato.

– “Eh , ma, insomma”; buttiamo tre parole a caso

– “Spiace per i ragazzi”; spiace pure a noi

– “Complimenti ai ragazzi”; questo è da vedere perché, se prendi un gol al 93’esimo minuto, non so se sono proprio da applausi scroscianti.

– “Abbiamo giocato bene i primi minuti”; peccato che sono 90 e quel retrogusto alla “Abbiamo tominato avversario”  del fu Petko, è troppo old style !

Detto tutto ciò, il ciclo di Inzaghi è finito? O è un ciclo destinato a ripetersi con ogni figura pronta a sedere sulla nostra panchina? La colpa è dell’allenatore?

Quando la colpa è sempre dell’allenatore, bisogna riflettere se gli errori non siano stati commessi ai piani alti, perché con alcuni soggetti presenti nella Lazio, anche il signor Mourinho avrebbe perso al Marassi!

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